Crisi edilizia, Marmo: "Servono tempi rapidi per autorizzazioni edili" "L'Ance fotografa perfettamente la situazione d'emergenza in cui versa l'edilizia pugliese: tra cancellazione degli investimenti del governo Renzi per finanziare la grande bufala del taglio dei contributi alle assunzioni, alla burocrazia che strozza ogni input di ripresa. La Puglia deve reagire: solo nella nostra Regione, il comparto ha registrato la fuoriuscita dal mondo del lavoro di 50 mila persone". Lo dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Marmo. "Renzi č probabilmente uno dei peggiori premier dell'ultimo ventennio – sottolinea l'esponente di FI. - Sarebbe elementare spiegargli che le agevolazioni sulle assunzioni sono inutili se le imprese sono in crisi profonda e non si mettono in campo interventi per sostenerle. Infatti, la riduzione delle risorse per il Fondo di Azione e Coesione per le Regioni del Sud č stato letale anche per l'edilizia. E di questo, appunto, dobbiamo ringraziare Renzi. Altra questione, per cui invece dobbiamo ringraziare i suoi referenti pugliesi, č quella degli iter infiniti per le autorizzazioni. Non č da Paese o Regione civile imporre il rilascio di autorizzazioni da ben 30 enti con un tempo medio per l'intero processo di 4,9 anni. Dirimente, a questo proposito, č lo scandalo del Resort di Nardň: sette anni di autorizzazioni, pareri dei piů vari per concludere con un nulla di fatto". "Di questo il centrosinistra č artefice e responsabile e si tratta di un fatto, a mio avviso, di rilevanza costituzionale – ha continua Marmo - perché incide sul diritto di iniziativa economica, palesemente ostruito e violato. Ho in mente qualcosa di diametralmente opposto a questo modello: per autorizzare un progetto bastano sei mesi, istituendo una struttura unica regionale che abbia al suo interno dirigenti specializzati in ambiente, paesaggio, urbanistica, e tutte le materie rilevanti a questo fine. In sei mesi un imprenditore ha diritto di sapere se puň fare business in Puglia, creando occupazione, oppure no". "Questo si puň fare –conclude- noi lo faremo". |