Ho notato con vivo piacere alcuni giovani che hanno presentato spettacoli, dibattiti e conferenze nel periodo estivo.
Anch'io ho dato un contributo rimarchevole affinché i giovani uscissero allo scoperto, senza freni e remore.
In modo soft ho fatto intendere che nel gruppo editoriale che presiedo l'onore e l'onere di presentare libri, dibattiti e conferenze debbano andare a carico di persone giovani ed emergenti. Credo di aver fatto la mia parte.
I giovani devono ovviare a timidezza e paura. Robespierre affermò che per superare l'imbarazzo di parlare di fronte al Parlamento della Rivoluzione avesse fatto finta di trovarsi di fronte a centinaia di imbecilli.
Certo, bisogna rompere la cortina. E prima si fa, meglio è.
I giovani non devono supporre che i "vecchi" siano depositari di saggezza. In fondo molti di questi sono colpevoli del terrificante stato in cui si trova la società attuale. Pertanto non hanno da vantare molti punti a favore.
Ricordo quando un gruppo di giovani, di cui io facevo parte, scalzò la vecchia nomenklatura nel Partito Socialdemocratico di Torre S. Susanna, senza porsi tanto il problema delle reazioni dei "vecchi" capisaldi ancorati al "vecchio sistema".
Quando tenni il primo discorso in pubblico in Piazza Umberto I ricordo come un sogno due persone di piccola statura fisica che per non essere notate dal folto pubblico si ripararono – per ascoltare – nella vicina Chiesa di San Giovanni. Uno era un "primattore", l'altro un lacchè.
Ricordo che in quell'occasione sentivo tremarmi le gambe e la parola si fermava in bocca per l'emozione. Poi reagii ed il risultato fu notevole.
Da quei tempi è passata molta acqua sotto i ponti, ma le emozioni per chi si esibisca la prima volta o le prime volte è sempre la stessa. E non dimentichiamo Robespierre...
Quando divenni Segretario di quel Partito mi rivelai fra i migliori oratori in circolazione, ricevendo gli elogi di coloro che attualmente fingono di aver dimenticato per ipocrisia, "la perfida meretrice che mai da l'ospizio di Cesare non torse li occhi putti" (Dante).
Da allora la società è molto mutata. Per giunta, credo in altri principi politici, sui quali qui non argomento.
Invece è della volontà di crescita e di emergere dei giovani che sarebbe bene argomentare.
È bene che essi non trovino l'ostacolo dei "vecchi" sulla loro strada. Il futuro ed il presente gli appartengono; nessuno – dico: nessuno – può sottrarglieli.
Ho notato anche nelle nostre zone giovani "nuovi", che hanno volontà di emergere di fronte al pubblico, con quella ventata di freschezza che noi, giovani del passato, avevamo tanti anni fa.
Ora, invece, è bene che tanti "lupi grigi" gli facciano spazio: è un loro dovere! È l'affermazione della loro saggezza. Questo non significa che debbano "scomparire"... anzi. Ma è certo che devono ritagliarsi un'altra parte, così come ho fatto personalmente, al punto che le insistenze di un caro amico per presentare una sua stretta congiunta in un convegno nella zona mi stanno inducendo a tergiversazioni, mentre sono prontissimo a cedere la parte a collaboratori giovani.
I giovani, insomma, non abbiamo timore e, insisto, rivedano... Robespierre.

Eliano Bellanova