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UNA NUOVA GIOVENTU'

Silenziosamente, senza scalpore, con l'arma della pazienza sta tessendo la felice trama di una nuova società... è la "nuova gioventù".
È una gioventù semplice, pur legata all'avanzamento tecnologico, una gioventù che prepara il futuro in modo "diverso", una gioventù che ama discutere e conversare senza patemi. È venuta fuori dal silenzio impostole per anni dal sistema e da regole genitoriali assurde, regole di obbedienza senza discussione, regole del "qui comando io", "solo ciò che dico io ha valore", "solo le mie idee contano", "solo io so parlare", "tu devi fare come dico io". ... erano le regole dei frustrati, dei "moralisti", della parte deprimente della religione, quella stessa a cui esempi luminosi come Don Tonino Bello si ribellarono in tempo, forse costringendo al cambiamento i grandi "vaticanisti", per i quali era importante il potere e... il dovere... il "loro dovere".
La nuova gioventù pian piano si sta ribellando ai "padri", alla loro ossessione "borghese" ipocrita, pian piano sta firmando un importante "passaggio". Forse questa gioventù non è la maggioranza, ma conta, come tutte le minoranze che fanno la differenza. È un po' ciò che si concretizza sui campi di calcio e di altri giochi, quando uno o due fuoriclasse fanno la differenza, pur in una squadra di gregari.
La generazione che "pensa bene" (nel senso che non pensa niente se non il percorrere il seminato in modo "tranquillo", non con la pace interiore salda e ferma, ma con la "pace di tutti i giorni", quella del "non ti opporre al sistema") è già spiazzata dalla "nuova gioventù". È dagli Anni Sessanta che non accadeva una cosa simile. Solo che allora a ribellarsi al "sistema" fu la maggioranza e non la minoranza.
Anni di "non-pensiero", di inutili gigionismi, di indifferenza, di accettazione supina di ciò che altrove era discusso e deciso non potevano non incidere sulle giovani generazioni, complici mass-media piegati alla medesima logica perversa.
È alle spalle una generazione intollerante, che non accetta il confronto, gelosa della sua "cultura", una generazione "scontata", che dice cose scontate, che assume atteggiamenti "solonici", e che, non di rado, fa ridere con le sue argomentazioni.
A questa generazione si sta ribellando la "nuova gioventù". Lo fa ridendo in faccia a quel mondo tutto composto, dove alberga falsa boria patrizia, "borghesismo" volgare, rancido ed assurdo; dove regna sovrano il sentimento conservatore dell'acquisito, del "non diversamente", della "pace", quella cimiteriale, quella "pax", che orna i cancelli dei camposanti.
Alla generazione delle famiglie dei "separati in casa" si sta sostituendo quella degli "uniti nella strada", una neo-cultura che irride ai canoni tradizionali, alle "intelligenze" di chi si ribella a semplici osservazioni spandendo bava tumorale contro il progresso ed il "meglio", costituito proprio dai giovani sensibili e propugnatori del cambiamento. Essi stanno cambiando la società in silenzio. Stanno chiudendo con il convenzionale politico "destra-sinistra-centro", perché hanno intravisto una nuova via, quella di giovani che deflettono da posizioni "comode".
Siamo in presenza di una gioventù europea, che vuol chiudere con le perfidie e le malignità assurde di un mondo becero e provinciale, quello nel quale anche involontariamente ci si imbatte, e che la "nuova gioventù" dribbla con l'arma, sicura e imbattibile, del sorriso e del silenzio, che irridono al "superato".
I "vecchi" della mente stanno avvertendo il cambiamento, l'innovazione, il giro di boa, ed indicano negli atteggiamenti infelici della restante gioventù l'esempio negativo della nuova società. Consumano una rivincita, ma, in fondo, alle nuove idee non contrappongono alcuna idea, sono lì fermi nella fede piatta dei loro improbabili costumi. Credono nella crisi e desiderano che non sorga nessuna idea per uscirne. È una società rigida, che vuole continuare ad affermare quarant'anni di "non pensiero". È la società superata dei superati, la quale non si rende conto di essere tramontata.
I risultati della "nuova gioventù" si otterranno dopo lotte, spesso impari con il colosso impettito del vecchio sistema, un sistema che non serve né al progresso, né allo spirito europeo.
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PS: Mi permetto dissentire sull'assolutezza del condizioni di sudditanza a cui sarebbero posti i ghiovani. Basta frequentarli in qualunque ora el girno per avvertire l'indipendenza e a volte l'arroganza che non mostrano nssun condizianamento ma un modello selvaggio. Siamo distanti anni luce dai giovaqni del 68

Articolo inserito il 14/08/2014 e redatto da Eliano Bellanova.
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